Le comunità energetiche aiutano lo sviluppo sostenibile massimizzando il risparmio della produzione da fonti rinnovabili. Eccone i pro e contro.
Una comunità energetica è costituita da un gruppo di persone che collaborano alla produzione di energia tramite l’impiego di fonti rinnovabili. Essere una comunità energetica è come appartenere ad una cooperativa che si fonda sul concetto di autoconsumo e “scambio locale” di energia a chilometro zero. Queste realtà sono regolate con apposite norme che sono in fase di definizione per alcuni ambiti.
Ma in cosa consiste questo autoconsumo?
Sostanzialmente, gli utenti della comunità energetica, cercano di essere il più possibile autosufficienti diminuendo la dipendenza dal sistema elettrico nazionale.
Tutto ciò incide su un altro fattore molto importante: il risparmio.
Tutti noi possiamo essere parte di una comunità energetica e, questa partecipazione, può avvenire in diversi modi:
Sostanzialmente due sono le forme di collaborazione come comunità:
La differenza tra le due è che le C.E.R. sono gruppi di cittadini che beneficiano dell’energia prodotta da impianti rinnovabili situati in prossimità della loro abitazione. Ad esempio, i pannelli fotovoltaici di una scuola, potrebbero fornire corrente alle abitazioni vicine.
Al contrario, le C.E.C. possono attuare solo politiche di gestione dell’elettricità non necessariamente prodotte con fonti rinnovabili.
Consideriamo la rete elettrica come una linea che congiunge i produttori con i consumatori: l’energia prodotta dalle centrali arriva alle case, alle città, alle industrie.
Però, grazie a nuovi modelli di gestione della rete e alle nuove tecnologie, è possibile “orientare” i flussi evitando di creare congestioni.
Analizziamo quindi gli aspetti fondamentali che costituiscono una comunità energetica:
● Generazione distribuita
Il supporto proveniente da fonti rinnovabili (pubbliche o private) affianca la distribuzione di energia proveniente dalla rete elettrica nazionale. Gli impianti rinnovabili vengono connessi tra loro e confluiscono nella microrete.
● Gli impianti di accumulo
Le batterie di ricarica, sebbene non siano determinanti per la comunità energetica, aiutano nella gestione dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili. Queste hanno lo svantaggio di non essere costanti nel tempo (pensiamo a un pannello solare in ore notturne). Come per le automobili, l’energia viene immagazzinata nei momenti di massima produzione per poi essere usata all’occorrenza. In questo modo si ha una sorta di “tira e molla” tra produzione, stoccaggio e consumo.
● La microrete
Il concetto che sta alla base è su cui si fonda la comunità energetica: rappresenta una parte della rete elettrica nella quale confluiscono i contributi degli impianti rinnovabili. A questa saranno quindi collegate le utenze degli aderenti alla comunità energetica.
● Le reti smart
Come molti sistemi per la gestione della nostra casa, ciò che permette di renderli intelligenti o smart è la capacità di fornire costantemente informazioni per poter interagire con loro. Quindi arriveremo a dialogare con il nostro contatore della luce? Quasi.
In realtà, per permettere di orientare più corrente laddove serve, occorre fargli sapere quanta ne serve. Tramite dei sensori chiamati “energy box” installati presso i contatori degli utenti, che permetterà di gestire la richiesta di energia verificando la disponibilità.
Pro: Ottimizzare la produzione di energia ha indubbiamente molti vantaggi:
Contro: Quando consideriamo l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, dobbiamo necessariamente mettere in conto che: